
Ma il Ministro del Governo Renzi, nella sua risposta, non ha fatto altro
che ribadire ciò che già aveva affermato lo scorso 17 aprile in
Commissione Ambiente alla Camera dei Deputati. Ovvero che “in questa
fase del procedimento, non è possibile effettuare la costituzione di
parte civile essendo essa perfezionabile, una volta ottenuta
l’autorizzazione dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, solo
all’udienza preliminare o dibattimentale o comunque (in quanto atto
perfezionabile fuori udienza) solo dopo che sia stata esercitata
l’azione penale da parte della Procura della Repubblica all’esito della
fase delle indagini preliminari, con la formulazione dell’imputazione e
la richiesta di rinvio a giudizio.
Si conferma, tuttavia, quanto già in precedenza rappresentato circa l’intenzione del Ministro dell’Ambiente di esercitare, nel caso di specie, la facoltà di costituirsi parte civile per il risarcimento dei danni conseguenti da reato, ivi compreso il danno ambientale, una volta che esso sarà proceduralmente consentito”.
Si conferma, tuttavia, quanto già in precedenza rappresentato circa l’intenzione del Ministro dell’Ambiente di esercitare, nel caso di specie, la facoltà di costituirsi parte civile per il risarcimento dei danni conseguenti da reato, ivi compreso il danno ambientale, una volta che esso sarà proceduralmente consentito”.
Tutto ciò, nonostante nell’ interrogazione parlamentare si era già
sottolineato con documenti alla mano che sin dal “Piano regionale dei
siti potenzialmente contaminati ai sensi del decreto ministeriale 16
maggio 1989”, il primo lotto della megadiscarica Martucci fu inserito
dall’ENEA tra i siti da bonificare addirittura al 25esimo posto tra
quelli più a rischio (su un totale di 289) mentre la “vecchia discarica
comunale”, non controllata e non autorizzata ai sensi del decreto del
Presidente della Repubblica 915/1982, fu inserita al 140esimo posto. E
nonostante in contrada Martucci siano presenti doline e inghiottitoi
tipici dei territori carsici, come evidenziato sia nel libro-inchiesta
“L’ultimo chiuda la discarica” di Pietro Santamaria sia dalla Procura di
Bari che, a seguito del sopralluogo del 31 gennaio 2013, riscontrò “la
presenza di vore”. Tanto che il Comitato tecnico provinciale, il 12
marzo 2013, ha affermato che “l’intervento non è coerente con le
prescrizioni di normativa”. Infatti, il decreto legislativo n. 36 del
2003 afferma che le discariche non vanno ubicate “in corrispondenza di
doline, inghiottitoi o altre forme di carsismo superficiale.
“E se la valutazione di impatto ambientale per l’impianto complesso di
trattamento dei rifiuti, con annessa discarica, si concluse con esito
positivo ‘esclusivamente in considerazione del contesto determinatosi
nella Regione Puglia in materia di smaltimento rifiuti e della
conseguente e persistente emergenza e con lo scopo di completare il
ciclo integrato di gestione dei rifiuti’.
Oggi, alla luce delle coraggiose denunce e del conclamato danno
ambientale esistente in questo territorio del sud-est barese, non
comprendiamo come il Ministro dell’Ambiente possa ancora temporeggiare.
Il nostro fiato sul collo non mancherà e presseremo il Governo Renzi
affinché si costituisca parte civile, nell’interesse di tutti i
cittadini di Conversano, Mola e Polignano.
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