mercoledì 21 gennaio 2015

QUI FINISCE MOLA

Qualche sera fa a Mola ha piovuto.
La pioggia, quel fenomeno meteorologico che altrove viene contrastato con il semplice gesto dell’apertura di un ombrello, l’uso di un’auto o mezzi pubblici (nei paesi dove hanno la fortuna di averli), qui a Mola ha la capacità di spaccare in due il paese e bloccare di fatto un’intera comunità.
Non è nostra intenzione raccontare nuovamente l’intera vicenda di un’amministrazione che, conscia dell’atavico problema dell’allagamento del sottovia, ha deciso di chiudere il passaggio a livello senza aver prima pianificato alcun piano alternativo per non creare disagio alla popolazione. E’ già stato scritto e detto di tutto in questi giorni e se ne ritornerà a discutere ad ogni temporale, per i prossimi mesi se non anni. Vorremmo però soffermarci sull’immagine di quei blocchi di cemento posti in prossimità del passaggio a livello, quei blocchi dove qualche settimana fa è stato esposto uno striscione con la scritta “QUI FINISCE MOLA” repentinamente fatto sparire. Quella frase va oltre la contestazione e la denuncia.
Ebbene, quei blocchi di cemento non dividono solo in due un paese ma sono, per noi, il simbolo della divisione tra i cittadini e l’amministrazione. Sono una metafora perfetta di quello che è stato il rapporto tra questa amministrazione e i suoi cittadini: divisione, lontananza, tra quello che si decide all’interno del palazzo comunale e quelli che sono i problemi di una comunità.
Un’amministrazione cieca di fronte ad un paese dove è impossibile fare una passeggiata senza rischiare di cadere, dove ci sono strade perennemente al buio da anni, un paese dove è impossibile muoversi in bicicletta, un paese dove i parchi pubblici passano dall’inaugurazione all’abbandono nel giro di poche settimane, un paese dove si fanno scelte scellerate pur di accontentare quei pochi a discapito di tutti, un’amministrazione capace solo di tassare i propri cittadini senza dar loro nulla in cambio.
Tutto questo non è amministrare un paese.
Cosa significhi esser “sindaco” ce lo dice l’etimologia stessa della parola, deriva dal greco Sýndikos che significa “amministratore di giustizia”. Significa quindi aver cura del bene e dei beni di tutti, saper compiere scelte che tutelino e che sappiano andare nella direzione della cura di chi è più debole, di ciò che è più debole. Significa mettere al centro del proprio progetto politico i cittadini ed il loro bene.
Camminate per Mola, guardatevi intorno, ovunque si ha l’impressione di un paese abbandonato a se stesso, ovunque si ha l’impressione di trovarsi di fronte quei blocchi di cemento che separano l’amministrazione dalle reali necessità dei cittadini.
Meritiamo di più, meritiamo di riscoprire la bellezza di vivere a Mola, meritiamo una politica che non sia un’avventura personale, ma un meraviglioso viaggio collettivo.


Il solo modo che abbiamo di cambiare sostanzialmente il paese in cui viviamo è di ri-pensarlo. E non possiamo ri-pensarlo riconsegnandolo nelle stesse mani di chi lo ha ridotto in tali condizioni. Impariamo a fare le scelte giuste e non quelle che fanno comodo ai “soliti”.

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