sabato 31 ottobre 2015

NOI STIAMO CON DI MATTEO

“SI muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno. In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato che lo Stato non è riuscito a proteggere”
(Giovanni Falcone)
In passato le storie di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino ci hanno insegnato che chi sceglie di affrontare le collusioni tra criminalità organizzata e potere si ritrova isolato e delegittimato anche da parti delle Istituzioni stesse.

Oggi, purtroppo, la storia si sta ripetendo.

Nino Di Matteo è un pubblico ministero del pool antimafia di Palermo. Ha iniziato la sua carriera nel modo più pesante, ovvero indagando sulle morti di chi quel pool l’ha avviato: Falcone e Borsellino. Ha iniziato nel modo più forte e più compromettente facendosi numerosi nemici nella malavita e nelle istituzioni.

Il capo di cosa nostra Salvatore Riina, detenuto a regime carcerario 41-bis, ha minacciato il pm Nino Di Matteo e tutti i magistrati che si occupano dell’inchiesta sulla trattativa avvenuta tra parti dello Stato e di cosa nostra nel biennio ’92-’93.

"Di Matteo deve morire. E con lui tutti i pm della trattativa, mi stanno facendo impazzire “– ha urlato Totò Riina ad un altro detenuto, Alberto Lorusso, ritenuto il boss della sacra corona unita –. “Quelli lì devono morire, fosse l'ultima cosa che faccio".

In seguito ci sono state le dichiarazioni del collaboratore di giustizia ed ex boss dell’acquasanta Vito Galatolo riguardo una serie di piani finalizzati all’uccisione del pm Nino Di Matteo e ordinati dal reggente di cosa nostra Matteo Messina Denaro che testualmente scrive, “perché mi hanno detto che si è spinto troppo oltre". Lo stesso parla dell’esistenza di un carico di 200 kg di tritolo presenti nel territorio palermitano, acquistati dalla ’ndrangheta e destinati all’assassinio del pm Di Matteo.

Fatta eccezione per un comunicato stampa dell’Associazione Nazionale Magistrati, nessun vertice Istituzionale ha fatto sentire la propria voce ed ha agito in difesa dei destinatari di così gravi minacce.

Il nostro è un Paese anomalo che priva sostegno incondizionato a quegli uomini che combattono in prima linea, calando un assordante silenzio su un pm che da circa 20 anni vive sotto scorta e con alto rischio di attentato. Giovanni Falcone forse aveva ragione quando affermava che in “Italia per essere credibili bisogna essere ammazzati”.

Tutt’oggi, nonostante le attendibili testimonianze dei pentiti riguardo l’eventuale attentato alla vita pm Di Matteo, le quattro più alte cariche dello Stato, Mattarella ,Renzi , Grasso e Boldrini continuano a non nominare mai il suo nome.

A questo silenzio carico di messaggi inquietanti, deve però contrapporsi la voce di tutti quei cittadini onesti facenti parte di quella società civile ancora desiderosa di giustizia e verità.

Ed è per questo che noi di Mola di Bari a Cinque Stelle, insieme al Movimento delle Agende Rosse della provincia di Bari e all’ Associazione Antimafie "Rita Atria" - Presidio di Bari, il giorno 23 ottobre, abbiamo protocollato una richiesta all’Amministrazione Comunale riguardante la convocazione di un Consiglio Comunale con l’inserimento come ordine del giorno dei seguenti punti:

• conferimento ad Antonino Di Matteo detto Nino, della cittadinanza onoraria, esprimendo con questo gesto vicinanza, piena solidarietà, senso civico e morale, di una comunità che intende rendere omaggio ad un uomo, simbolo di un’Italia che con dedizione, impegno e senso del dovere, porta avanti il proprio lavoro di ricerca della verità, nonostante le violente pressioni a cui lui ed i suoi familiari sono sottoposti.
• Affissione di uno striscione che evidenzi la vicinanza dell’Amministrazione Comunale al pm Antonino Di Matteo sul balcone dell’edificio comunale (riteniamo opportuno e nobile che i costi grafici non fossero detratti dai fondi pubblici, ma dai compensi dei singoli consiglieri come già avvenuto in alcuni Comuni).

( Leggi la nostra richiesta: https://goo.gl/R2Aphc )

Le parole di Giovanni Falcone hanno aperto questo nostro comunicato, lo chiudiamo con le parole che lo stesso Nino Di Matteo rivolse ad un gruppo di studenti palermitani scesi in piazza per mostragli vicinanza e solidarietà ed invitiamo tutti a partecipare alla grande manifestazione che si terrà a Roma il 14 Novembre per lanciare forte e chiaro il seguente messaggio: “Siamo tutti Nino Di Matteo”.

“Io non so cosa accadrà ho solo una speranza nel cuore, la speranza che conserverete sempre questa passione civile. Soprattutto mi rivolgo ai ragazzi, ai giovani. Ho la speranza che non vi adeguerete mai all’andazzo prevalente di un Paese sempre più indifferente alla giustizia e insofferente alla verità e all’indipendenza della magistratura ed alla tutela vera dei valori costituzionali. Ho questo sogno nel cuore. Solo voi cittadini e soprattutto giovani avete la possibilità di cambiare le cose, di sconfiggere la mafia, la corruzione, la mentalità mafiosa dell’appartenenza del potere fine a se stesso.
Coltivate il vostro sogno e perseguite con forza i vostri ideali. Comunque vada avrete combattuto per rendere più giusto e libero il Paese. Sarà stata una giusta battaglia.”
(Nino Di Matteo)

giovedì 8 ottobre 2015

PROGETTO DEEP IMPACT: DOVE SONO I DEFIBRILLATORI?

In data 20 luglio 2013, sulla Gazzetta Ufficiale veniva pubblicato il Decreto 24/04/2013 del Ministro della Salute intitolato: Disciplina della certificazione dell'attività sportiva non agonistica e amatoriale e linee guida sulla dotazione e l'utilizzo di defibrillatori semiautomatici e di eventuali altri dispositivi salvavita. Tale decreto, noto anche come "Decreto Balduzzi" è entrato in vigore una volta trascorsi 15 giorni dalla sua pubblicazione. Il testo raccoglie le indicazioni del gruppo di lavoro istituito dal Ministro Balduzzi e del corrispondente gruppo di lavoro del Consiglio Superiore di Sanità. Tra i punti cardine, si legge che le associazioni e società sportive dilettantistiche sono obbligate a munirsi di defibrillatori semiautomatici entro 30 mesi dall’entrata in vigore del decreto.
Di recente, dal bando della A.Re.S. Puglia si apprende che in data 25/06/2015 la Regione Puglia, nell'ambito del progetto “Deep Impact”, ha assegnato al Comune di Mola di Bari, quattro defibrillatori semi-automatici. Le quattro destinazioni individuate per il posizionamento dello strumento salva-vita sono: Campo sportivo "Caduti di Superga", Palazzetto dello sport, palestra della scuola elementare "M.Montessori" e palestra della scuola elementare "San Giuseppe".
Dal documento pubblicato sul sito della Regione Puglia si evidenzia come Mola di Bari sia l'unico Comune nel quale non è noto il numero dei soggetti da formare, tramite autorizzazione del 118.
In questi giorni, inoltre, abbiamo avuto modo di verificare che, sebbene siano già trascorsi tre mesi e mezzo, i defibrillatori non sono ancora presenti nei luoghi prestabiliti.
Riteniamo che questo ritardo sia assolutamente ingiustificabile anche perché le statistiche parlano chiaro. In Italia, ogni anno, muoiono circa 50.000 persone per arresto cardiaco improvviso. Sempre più spesso, infatti, l'arresto cardiaco, oltre a rappresentare una delle prime cause di morte tra la popolazione tra i 45 e i 65 anni, colpisce anche i giovani, quasi sempre senza preavviso. L'85% delle patologie che causano un arresto cardiaco improvviso ricadono nella fibrillazione. Se il ritmo cardiaco non viene ristabilito velocemente, la morte sopraggiunge in pochi minuti e danni cerebrali irreversibili possono manifestarsi dopo appena 5-6 minuti. Importante è intervenire immediatamente utilizzando un defibrillatore, che consente al cuore di riprendere un ritmo cardiaco regolare.
Il presente comunicato segue un'istanza indirizzata al Sindaco, da noi protocollata questa mattina. Chiediamo, dunque conto al Sindaco ed all'amministrazione di tale grave ritardo nella sistemazione dei defibrillatori. Vi terremo aggiornati.