lunedì 1 settembre 2014

COZZE, UN'ESTATE TRA I RIFIUTI


A Cozze, agli inizi di luglio, sono stati tolti i cassonetti dei rifiuti per dare finalmente inizio alla raccolta differenziata, necessaria per risolvere i problemi ecologici e di difesa ambientale. Invece vedere buste, pattumiere, rifiuti di ogni tipo abbandonati in strada o in spiaggia ad ogni ora e pedalare sulla trasandata pista ciclabile respirando il cattivo odore proveniente dai rifiuti abbandonati da giorni sotto il sole, è diventato normalità. Cosa avrà pensato il turista amante del mare o della cultura, tornerà? O cosa avrà pensato il papà Molese che porta i suoi bimbi in bici al mare? Una situazione vergognosa frutto non solo dell’inciviltà e della maleducazione di alcuni ma anche dell’incapacità e dell’inefficienza dei nostri amministratori. L’ambiente e la salute stuprati dall’inciviltà e dall’inefficienza di pochi. Era così difficile organizzare una "seria" informazione e formazione? E’ così difficile organizzare dei semplicissimi controlli per scoprire non solo gli incivili ma anche coloro che non pagano la tassa dei rifiuti? E’ una scelta politica quella di rimanere inerti al degrado imperante nel paese?
Cozze, San Materno, dal poter essere fiore all’occhiello di una Mola con vocazione turistica sono diventate zone di degrado, specchio dell’attuale classe dirigente e segno di una direzione politica lontana dal rispetto delle regole.

Noi, ancor prima di essere attivisti del M5S, siamo semplici cittadini che amano il loro paese e che vorrebbero vederlo brillare come le stelle in cielo e soffrono nel vederlo così stuprato in ciò che avrebbe dovuto essere il suo punto di forza: il turismo, l’ambiente, la cultura.

Oggi, primo settembre, giornata della “custodia del creato” ricordiamo le parole di Papa Francesco per educare alla custodia di quel “giardino in cui Dio ha collocato l’uomo, fin dall’inizio,
perché lo custodisse e lo lavorasse”, per la salute dei nostri paesi e delle nostre città:

“Come esseri umani, non siamo meri beneficiari, ma custodi delle altre creature. Mediante la nostra realtà corporea, Dio ci ha tanto strettamente uniti al mondo che ci circonda che la desertificazione del suolo è come una malattia per ciascuno e possiamo lamentare l’estinzione di una specie come fosse una mutilazione! Non lasciamo che al nostro passaggio rimangano segni di distruzione e di morte che colpiscono la nostra vita e le future generazioni. Siamo infatti tutti chiamati a prenderci cura della fragilità del popolo e del mondo in cui viviamo” 
 
(Evangelii gaudium 215)

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